giovedì 11 marzo 2010

ITALIA. SECONDO L'OCSE PROSPETTIVE MAGRE.


Pietro Salvato su Giornalettismo del 10 marzo 2010

2009 da dimenticare e 2010 carico d’incertezze. Ecco come si presenta il quadro economico italiano. Per l’Ocse siamo solo 20mi nella classifica europea del Pil pro capite, mentre la mobilità sociale s’è fermata. Nel lungo periodo, inoltre, il nostro Paese potrebbe restare a bassa crescita.

“Quello che serve è una strategia per la crescita. Prima vediamo la strategia, poi vediamo come allocare le risorse. Il debito italiano è molto alto e certo nei prossimi anni l’Italia avrà molta concorrenza da altri governi per finanziarsi sui mercati, dunque occorre molta prudenza nel gestire il bilancio pubblico“. Parola del capo economista dell‘Ocse, Pier Carlo Padoan che ha tracciato un quadro non certamente entusiasmante dello stato della nostra economia e delle sue più immediate prospettive. Anzi, anche nel lungo periodo – quando Keynes sosteneva con humor tipicamente britannico “saremo tutti morti” – Padoan non vede particolare miglioramenti: “L’Italia potrebbe restare a bassa crescita strutturale, le riforme che alzano il potenziale di crescita richiedono tempo per dare risultati“.

MA L’OCSE VA OLTRE - L’Italia è tra i paesi più colpiti dalla crisi economica mondiale cominciata, oramai, quasi due anni fa. E questo il giudizio dell’Ocse che suo nel rapporto denominato “Obiettivo crescita”che stima per il nostro Paese nel lungo termine, una perdita del Pil di ben -4,1% rispetto al suo potenziale. Questo vero e proprio crollo, sarebbe il frutto del calo persistente dell’occupazione (-1,9%) e del maggior costo dei capitali, per 2,1 punti percentuale. Nella classifica stilata, i paesi più colpiti saranno l’Irlanda (-11,8), la Spagna (-10,6), la Polonia (-4,5) e quindi proprio l’Italia. Il nostro Paese si piazza al ventesimo posto, sui trenta paesi dell’Ocse, sia per quanto riguarda la Produttività sia per il Pil pro-capite. A causa della crisi, lo scarto in termini di produttività tra l‘Italia e i principali Paesi dell‘Ocse si è ulteriormente dilatato, arrivando al 25%. Nel rapporto dell’organizzazione economica parigina, inoltre, è stato evidenziato come la differenza di Pil per ora di lavoro, rispetto al resto degli altri paesi che ci precedono on classifica, ha toccato la soglia del 20%, mentre quella del Pil pro capite prmai sfiora il 30%. “I risultati dell’Italia sulla produttività sono rimasti mediocri“, scrive l’Ocse nel suo rapporto, anche se “il comportamento del mercato del lavoro, sia per il tasso di attività che per quello di disoccupazione, è regolarmente migliorato fino a quando l’economia è stata toccata dalla crisi“, ossia prima del 2008. “La performance della produttività resta modesta - conferma il documento – le azioni di liberalizzazione e incremento della concorrenza ne hanno migliorato le prospettive, anche se resta la necessità di altre riforme“. Inutile ricordare, ancora una volta, che le ultime “azioni di liberalizzazione ed incremento della concorrenza” nel nostro paese sono quelle riconducibili alle leggi “Bersani”, in verità comunque modeste, ormai datate più di due anni fa.

LA MOBILITÀ SOCIALE CHE NON C’È - Sempre per l’Ocse, l’Italia si piazza in coda a quasi tutti gli altri paesi europei per quanto riguarda la cosiddetta “mobilità sociale” . Nel nostro paese, almeno il 40% del agevolazione economiche dei padri con redditi elevati viene trasmesso ai figli. Solo in Gran Bretagna la proporzione è più elevata. Inoltre se il padre è laureato, il figlio ha il 30% in più di probabilità di arrivare all’università del figlio di genitori con un minore grado di istruzione e la disparità si tradurrà in futuro, di conseguenza, in un’ineguaglianza di reddito. L’Italia, inoltre, risulta essere uno dei Paesi in cui c’è un maggiore premio in termini di reddito se si proviene da una famiglia di buon livello culturale e una delle maggiori penalizzazioni se la famiglia di provenienza ha un minore livello d’istruzione. In sostanza, emerge il ritratto di un paese ingessato, anchilosato tra rendite, spesso parassite, e palesi conflitti d’interesse.

LA RICETTA PARIGINA - Proprio per questo, secondo l’Ocse, i settori in cui gli interventi dovrebbero essere prioritari sono quelli riguardanti la riduzione della proprietà pubblica e delle barriere normative alla concorrenza, il miglioramento del sistema di istruzione, soprattutto universitario, il decentramento della contrattazione salariale e l’aumento dei finanziamenti per la ricerca. “L’Italia – sostiene l’Ocse nel suo rapporto – deve ridurre le tasse sul lavoro e sulle pensioni, oltre ad aumentare le deduzioni nell’Irap. Allo stesso tempo, deve finanziare le riduzioni fiscali con la lotta all’evasione, ponendo termine ai “condoni fiscali“. In particolare, dallo studio emerge che per un single a basso reddito e senza figli la pressione fiscale sì è avvicinata al 45%, mentre è sotto il 35% nell’area Ocse. Per una persona sposata, con medio reddito e due figli, la tassazione supera il 35%, contro una media Ocse vicina al 27%. Tutte cose che gli osservatori più attenti delle nostre vicende socio-economiche, hanno più volte segnalato nel silenzio assordante, ad onor del vero, di molti media e soprattutto nel vuoto di proposta e d’azione dello stesso governo.

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