lunedì 7 giugno 2010

UN PUNTO DELL'ECONOMIA: LA FINANZA PUBBLICA


Sandro Trento sul Blog italia dei Valori del 6 giugno 2010.


Quest'oggi parliamo dell'azione del governo sulla finanza pubblica. Per riportare il disavanzo pubblico sotto la soglia del 3% del PIL, il governo ha definito una manovra correttiva di 25 miliardi di euro. Il paradosso del ministro Tremonti, lo va dicendo anche ad Annozero, è che la manovra italiana è colpa della Grecia, e che l'Italia fa questa manovra perché tutti gli altri Paesi la stanno facendo. Questa affermazione non è vera, è solo parzialmente corretta. Gli altri Paesi europei fanno una manovra correttiva oggi perché hanno fatto interventi molto importanti lo scorso anno per sostenere le loro economie.

Nel 2009 molti Paesi europei fecero interventi a sostegno della domanda interna per un ammontare molto vicini a 2,5 punti PIL. Nello stesso anno, il governo Berlusconi decise di non fare nulla e si limitò ad interventi pari soltanto al 0,6 punti PIL. Questa inerzia del governo italiano ha fatto pagare duramente all'economia italiana. Nel biennio di crisi abbiamo perso oltre 6 punti di crescita, meno 6 di PIL. Questo ha significato la chiusura di circa 10 mila imprese e un aumento significativo della disoccupazione, soprattutto quella giovanile arrivata al 13% secondo la Banca d'Italia.

Il paradosso italiano però, colpa di Berlusconi e Tremonti, è che in un anno il debito pubblico italiano è aumentato di 10 punti. Siamo passati da una situazione di avanzo primario, cioè da una differenza tra le entrate e le spese al netto degli interessi che era positiva, ad un disavanzo primario per la prima volta dopo molti anni. Tutto questo senza però evitare, come ho detto, una caduta catastrofica del PIL. Non solo abbiamo i conti pubblici in dissesto, ma questo non è stato fatto per sostenere la domanda interna come è stato fatto negli altri Paesi.

La spesa pubblica italiana è aumentata moltissimo e le entrate sono diminuite. Questo anche perché, da quando c'è il governo Berlusconi, l'evasione fiscale è aumentata molto significativamente. Si parla di un evasione fiscale pari a 120 miliardi di euro. Quindi, eccoci costretti a fare una manovra correttiva. Non è solo colpa della Grecia, è colpa di Tremonti e Berlusconi. Questa è una questione molto importante: è fondamentale che il governo ammetta le sue colpe, si presenti in Parlamento riconoscendo di aver sbagliato e porti a discutere con l'opposizione partendo da una situazione di verità e chiarezza nei confronti degli italiani.

Il ministro Tremonti continua a parlare di falsi invalidi e di azione contro l'evasione, ma viene in mente che è stato ministro dell'economia per 8 anni, in molti governo, quindi gran parte della responsabilità dell'aumento dei falsi invalidi e un aumento dell'evasione fiscale è sicuramente sua, visto che è stato il ministro più a lungo in carica nell'ultimo periodo.

La manovra correttiva si fonda su tagli sostanzialmente generalizzati, cioè si taglia senza un minimo di scelta, senza un minimo di selezione. Questo tipo di procedimento è inequo e inefficiente, e non viene nemmeno applicato nella pratica. Questo è il momento di scegliere, di essere selettivi: un conto è tagliare la spesa a tutti i comuni e a tutte le regioni indistintamente, un altro sarebbe quello di colpire quei comuni e quelle regioni che hanno speso troppo e che non stanno rispettando il patto di stabilità interna.

Un conto è tagliare la spesa pubblica introduttiva, un altro è tagliare la spesa per l'istruzione, per la ricerca. E' questo il momento di scegliere se togliere le risorse ai giovani o passare ad un riequilibrio tra le generazioni, intervenendo sulle pensioni a sostegno dei giovani. Un conto è fare un blocco degli stipendi per tutti i dipendenti pubblici: si stima che questo blocco costerà 1700 per ogni dipendente in 3 anni. Questo blocco colpirà sia chi si impegna e lavora sia i fannulloni.

Questo per dire che è il momento di scegliere di fare atti selettivi e di colpire soltanto dove è necessario. Questo è quello che noi avremo fatto se fossimo stati al governo.

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