mercoledì 16 settembre 2009

Finanziaria, non c’è un euro da spendere. Debito ai massimi, scendono le entrate.



Bianca Di Giovanni sull'Unita' del 15 - 09 - 2009.
Se i precari della scuola sono destinati a restare a casa, chi ha già una cattedra si prepara comunque a un anno magro. Sul fronte del pubblico impiego, infatti, i rinnovi contrattuali si preannunciano assai complicati. Le casse sono vuote. Si svuotano sempre di più, visti gli andamenti delle entrate e le uscite fuori controllo. Sarà difficile rispondere alle (legittime) richieste di aumenti. Anzi, stando a indiscrezioni da via Venti Settembre, dove i tecnici stanno allestendo la seconda “finanziaria snella” in Tremonti-style, la partita sarebbe già chiusa. Per ora ci si dovrà accontentare dell'indennità di vacanza contrattuale. Pochi spiccioli (circa 500 milioni negli anni scorsi), su cui pende però anche un altro rischio, oltre a quello dell'emergenza finanziaria: quello del nuovo modello contrattuale, che calcola quell'indennità in un modo diverso (non c'è più l'inflazione programmata, ma l'indice armonizzato europeo depurato dall'energia) e sulla base delle intese dei diversi comparti. Intese che non arrivano. Insomma, si è in un vero pantano.

MANOVRA
Ma torniamo ai fatti e ai numeri. Al Tesoro sono già pronti tre articoli della manovra 2009. Il primo – canonico – sui saldi da finanziare che presumibilmente indicherà la correzione già prevista nella manovra triennale dell'anno scorso. Il terzo articolo è semplicemente il rinvio alle tabelle, che riportano i tagli già approvati l'anno scorso. Per il 2010 era previsto un intervento di oltre 7 miliardi, che si sommano ai 13 di quest'anno. L'articolo 2 – il più corposo – non supera i 12 commi. Contiene disposizioni per le gestioni previdenziali (Enpals), interpretazioni autentiche di norme su prestazioni pensionistiche sull'agricoltura, e infine lo scoglio pubblico impiego. Tremonti non vorrebbe fare molto di più del minimo indispensabile, ma deve ancora incontrare il vulcanico Renato Brunetta, intenzionato a dimostrare come la sua riforma, insieme al nuovo contratto triennale voluto da tutte le parti sociali esclusa la Cgil, sia un Bengodi per chi lavora. Ma sarà molto difficile dimostrarlo, con le risorse a secco. Pare che il testo relativo ai pubblici sia ancora in gestazione: non si escluderebbe una retromarcia sul fronte della cadenza contrattuale (resterebbe biennale) e su quello della vacanza contrattuale. Come dire: il nuovo modello resterebbe congelato, in attesa di tempi migliori. Ma i pasdaran del new deal delle relazioni sindacali accetteranno? Certo, il ministro dell'Economia si ritrova con numeri difficili da gestire. Le ultime indiscrezioni parlano di possibilità di spesa autorizzate di non più di due miliardi, a fronte di oneri per circa 22 miliardi. Che vuol dire? Che la gran parte degli impegni pubblici rimarrà inevasa. Missioni internazionali, dotazioni per la sicurezza, trasferimenti agli enti locali. Tutto a rischio di tosatura. D'altro canto gli ultimi segnali sul fronte conti pubblici restano allarmanti. Il bollettino di Bankitalia ha segnalato ieri l'ennesimo record del debito pubblico, aumentato del 5,4% nei primi sette mesi dell'anno. Ma ancora più preoccupante è l'andamento delle entrate tributarie. In sette mesi sono “scomparsi” 8,3 miliardi dalle casse pubbliche (-3,7%), prosciugati dalla recessione e magari da qualche furbizia di troppo. Nel frattempo la spesa corrente aumenta in modo incontrollato: circa 20 miliardi in più del previsto. Esattamente quanto il ministro punta a risparmiare con le due manovre 2009-2010. Tagli sprecati, risparmi vanificati. Sulla carta non si comprende affatto il motivo della corsa della spesa: le politiche espansive in Italia sono molto ridotte rispetto ai partener stranieri (appena lo 0,8% del Pil, mentre gli altri stanno tutti sopra l'1%). Come dire: quei 20 miliardi sono sprechi, acquisti sbagliati, diseconomie di sistema.

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